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Sunday, March 05, 2006
Ladro di Merendine (1-5)
IL LADRO DI MERENDINE (Chps. 1-5), written by Andrea Camilleri
What follows is a summary of the first 5 chapters of the novel (a detective story) Il ladro di Merendine written by Sicilian writer Andrea Camilleri (born 1925). Camilleri has written a series of Montalbano novels, the first to be published in the year 1994. Montalbano is a police superintendent posted at Vigata, an imaginary town in Sicily.
Currently Il ladro di merendine is one of the texts which students sitting for Italian Intermediate here in Malta have to prepare for their exam. The Camilleri novels are bestsellers. Camilleri has also a website for those interested: www.vigata.org
CAPITOLO 1
Siamo a Vigàta, ma il commissario Montalbano abita a Marinella. Viene svegliato dall’assistente Catarella alle 5 a.m. che tramite telefono gli dice che è stato ucciso uno di Mazara. Montalbano non vuole sapere niente siccome Mazara non è Vigàta. Il morto è un tunisino, ucciso su un peschereccio italiano.
Segue un battibecco al telefono tra Montalbano e Livia, la fidanzata. Impegnatissimo, Montalbano dimentica sempre gli appuntamenti. Livia sta a Genova.
Altro morto, questa volta a Vigàta: è un commerciante, Aurelio Lapecora, trovato in un ascensore. Il commissario Montalbano trova una miniera d’informazioni nella guardia giurata Giuseppe Cosentino. L’assistente Fazio aiuta Montalbano, mentre Catarella sta in ufficio siccome là “avrebbe sicuramente fatto meno danno che in qualsiasi altro posto”. (p.11) Inoltre quando parla Catarella è molto difficile capirlo, e questo da sui nervi al Commissario.
CAPITOLO 2
Montalbano inizia l’indagine parlando alle famiglie che abitano il palazzo dove è stato ucciso Lapecora.
1. Prima interroga la signora Cosentino, moglie della guardia giurata, molto ospitale;
2. Invece la signora Gaetana Pinna è maleducata. Il marito è un gigante che non può camminare;
3. Bussa e parla con la bella e giovane signora Gulisano, madre di un bambino. Lei vive al piano dove è stato trovato Lapecora;
4. La signora Gullotta non è bella, però tiene anche lei un bambino di circa 4 anni;
5. I Piccirillo sono una vedova e sua figlia celibe, Luigina. Qua Montalbano sente puzza di bruciato e le pone domande dirette. Ironicamente si chiamano “persone perbene”, anche se hanno visto il cadavere di Lapecora nell’ascensore e non hanno fatto niente. Montalbano decide di farle portare in commissariato, per far sapere a tutti gli inquilini che sono state “arrestate”. Montalbano non perdona chi è indifferente: “Accussì si cacano, queste persone perbene”. (p. 31);
6. Il ragionier Culicchia ha paura di sua moglie che fa i conti dopo ogni spesa fatta. Comicità: Culicchia pensa solo alla bottiglia di vino Corvo persa, non al morto;
7. Montalbano parla anche con il maestro elementare Bonavia.
Conclusioni: a. Il morto è una brava persona, ma antipatica;
b. È atato ucciso in ascensore, tra le 7 e 35 e le 8 a.m.
Camilleri ci presenta una varietà di personaggi e caratteri, tutti presi dalla quotidianità siciliana.
CAPITOLO 3
Un momento di pausa per Montalbano: si lascia soddisfare da Calò, mentre legge un giornale. Entra l’aspetto sociale - segue una lista di problemi dell’Italia di oggi:
i. il Sud e la disoccupazione;
ii. il rincaro della benzina e delle sigarette;
iii. i Legisti del Nord e lo sciopero fiscale prima della secessione;
iv. il-razzismo, il suicidio, il gioco d’azzardo, gli spacciatori minorenni.
Segue l’incontro tra Montalbano e il suo vice, Mimì Augello. Si parla di nuovo dell’incidente del peschereccio di Mazara del Vallo: “Il tunisino non è morto sul colpo, Vigàta era il porto più vicino...”. (p.35) Il caso viene finalmente trasferito a Mazara.
Rientra a casa la signora Palmisano Antonietta, vadova Lapecora, che ancora non sa cosa è successo. Viene accolta sulla fermata dell’autobus dai Cosentino (la guardia giurata e sua moglie). Si comporta in modo indifferente dopo aver ricevuto la notizia.
Montalbano la interroga a casa sua. Lapecore teneva una Beretta. La guardia giurata comunica il suo dubbio sulla vedova (“L’ammazzarono?”, p.39) a Montalbano.
Si chiude con un colpo di scena che spiega l’indifferenza della vedova Lapecora: secondo lei suo marito è stato ucciso dalla sua amante Karima.
CAPITOLO 4
Parlando di nuovo con la vedova Lapecore Montalbano scopre altri indizi:
i. il divano-letto comprato da Lapecora per il suo ufficio;
ii. le tre lettere anonime.
Galluzzo e Montalbano vanno nell’ufficio di Lapecora: descrizione dell’interno, due stanze, la seconda come un appartementino.
Si parla con il segretario del notaio Cannatello - altre informazioni:
i. nell’ufficio Lapecora aveva tutto per fare all’amore;
ii. teneva un finto “nipote”. Chi è in realtà?
Altro indizio: il profumo Volupté, non portato da Lapecora.
Montalbano prende in giro Jacomuzzi, quello della scientifica. Da lui vuole dettagli utili e precisi. Il Commissario si arrabbia perché Jacomuzzi parla con i giornalisti.
Comicità:
a. Montalbano telefona a Livia dicendole che gli manca. Appena gli dice che verrà a trovarlo è terrorrizzato. Perché? Forse è troppo impegnato col lavoro? (p.52);
b. Montalbano nella sala da bagno sulla tazza (p.55).
Montalbano interroga i proprietari dei negozi della Salita Granet, la strada dove Lapecora teneva l’ufficio. Scopre che con il “nipote” c’era anche un amico, biondo e grassottello. Nessuno però sa dirgli i numeri della targa della BMW del “nipote”.
Con Galluzzo nell’ufficcio di Lapecora, Montalbano viene illuminato: scopre che le tre lettere anonime sono state fatte là, grazie alle riviste (Il Venerdì della Repubblica) che teneva il morto.
CAPITOLO 5
Montalbano riceve una telefonata da una paralitica, la signora Clementina Vasile Cozzo. Ha delle informazioni importanti. Intanto, Montalbano parla con il tenente Piovesan, comandante della motovedetta Fulmine; parla in dialetto stretto. Ancora il- peschereccio Santopadre – il caso del tunisino ucciso può essere una copertura. C’entra in realtà il contrabbando?
A casa di Clementina Vasile Cozzo, 70 anni, vedova, pensionata ed ex maestra elementare. Ha un forte senso morale ed è coraggiosa: “Ma io, ai miei scolari, insegnavo che il ‘nenti vitti, nenti sacciu’ era il peggior dei peccati mortali”. (p.61) Tiene la sua finestra esattamente di fronte all’ufficio di Lapecora – racconta a Montalbano quello che aveva visto.
Montalnbano non rifiuta mai un invito a tavola.
Al commissariato viene a parlare con Montalbano il figlio di Lapecora, Antonino, che mostra al commissario una lettera che gli aveva mandato il padre. Antonino sapeva che suo padre si trovava nei guai, eppure non lo ha aiutato. Questo fa arrabbiare ancora una volta Montalbano: “Le auguro di non avere mai bisogno di suo figlio...Perché se buon sangue non mente, lei sarebbe fottuto”. (p.65) Il commissario è un tipo schietto e diretto, dice esattamente quello che pensa.
Altre realtà siciliane:
i. le strade interminate;
ii. le città labirinto, costruite a casaccio e senza ordine.
In ambedue i casi c’entrano Mafia e corruzione.
Si finisce con la ricerca di via Garibaldi, a Villaseta, dove vive la tunisina, amante di Lapecora.
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