DACHAU
Visita non pianificata
questa a Dachau.
Un’aria pesante
pende da centomila cipressi.
Entro dal cancello principale
e si apre di fronte
un largo spazio-cimitero
monumento che grida nel silenzio:
Vergogna! Vergogna! Vergogna!
Dolore! Dolore! Dolore!
Pace! Pace! Pace!
I miei passi emettono echi
di passi passati che pestarono
questi corridoi funesti.
Oggi sono solo un visitatore di passaggio
tutto carne, tutto vivo;
ieri si entrava e non si usciva.
Sui ciottoli ho scorso i nomi
di migliaia di anime sfortunate;
ogni ciottolo ha una voce che
sussurra parole-preghiere
e esorta l’uomo di oggi
a ricordare, a non dimenticare,
a creare un futuro-tela a colori
non piú in bianco e nero.
Cammino a testa bassa,
respiro lento come segno di rispetto.
Vorrei tanto piangere, disperarmi…
Vorrei che le ciminiere assassine
emanassero arcobaleni
non piú ceneri e fumo nero!
Dachau, 14/08/2012 9.45-10.45 a.m.
DACHAU
this at
Dachau.
Heavy air
hangs from
a
hundred
thousand cypress trees.
I pass from
the main gate
white as a
ghost
and in
front of me opens
a wide
space, cemetery like,
a monument
that shouts in silence:
Shame!
Shame! Shame!
Pain! Pain!
Pain!
Peace!
Peace! Peace!
My
footsteps echo the sound
of past
footsteps
which tread
on these dismal corridors
and on the
pebbles, millions of them,
I’ve read
the names of millions of unfortunate souls.
Today I am
only a passer-by
alive and
kicking;
yesterday
one got in here but not out!
I walk head
bowed
I breathe
slowly as a sign of respect
I want to
cry, despair…
Every
pebble has a name and a voice
whispering words and prayers
exhorting
today’s mankind
to
remember, not forget,
create a
future canvas in colour
no more in
grey and black.
I wish that
the assassin chimneys
emit
rainbows,
no more
ashes and black smoke!
Dachau, 14/08/2012 9.45-10.45 a.m.