(Nella foto Çlirim Muça e Alberto Figliolia)
1. Com’è Alberto Figliolia come persona? Qual è la tua professione, i passatempi, e come passi una giornata tipica?
Come persona, sono abbastanza... tormentato, inquieto e irrequieto, ma anche empatico. Nient'affatto snob. Molto curioso, quasi in maniera onnivora. Sentimentale e innamorato di ciò che l'uomo con il suo ingegno, artistico e non solo, ha realizzato. Libertario, certamente. Non ho un carattere facile, ma al tempo stesso reputo di essere molto disponibile all'ascolto e al prossimo. Va da sé che credo fortissimamente nell'amicizia.
Mi divido nella professione fra il lavoro per un importante ente pubblico e Ministero, in qualità di funzionario, e le attività legate alla scrittura, come giornalista (soprattutto per argomenti culturali) e autore. In quest'ultima veste spazio fra poesia e narrativa, compresa quella sportiva nell'ambito della quale sono artefice di numerose pubblicazioni.
I miei passatempi... leggere (tantissimo) e scrivere (una missione, un fatto sacrale), arte, cinema, teatro e sport.
2. 2. Come hai conosciuto Çlirim Muça e com’è nata la vostra amicizia/collaborazione nel campo poetico/letterario?
Ci siamo conosciuti in maniera assolutamente imprevedibile e casuale, in un ufficio pubblico, e l'amore per la letteratura ci ha subito uniti. Lui è per me come un fratello. Oltre alla immensa stima reciproca per le qualità dell'altro c'è, in primo luogo, l'amicizia. Çlirim è un grandissimo autore, un editore più che lungimirante e una persona speciale. È molto bello riuscire a fare tante cose insieme. Ci divertiamo, abbattiamo muri di pregiudizi e insieme siamo cresciuti migliorandoci come scrittori e persone. Un sodalizio impagabile.
3. 3. Come sono accolte le tue poesie dal pubblico italiano e anche non-italiano?
La mia poesia è forse un po' spiazzante, in quanto è un mix di surrealtà, essere metropolitano e impegno civile, navigando fra classico e sperimentale. Forse un po' difficile nelle scelte formali però, credo e spero, anche molto coinvolgente come impatto emotivo. Annetto grande importanza al sogno e alla navigazione interiore, nel profondo: onirico e interesse al sociale possono convivere. Ritengo che la mia poesia non sia molto edulcorata. Non sono un didascalico e non voglio tranquillizzare; voglio scuotere!
Ho sperimentato che la mia poesia funziona molto “on the road”. Il meglio che mi possa attendere, dunque.
4. 4. Tu che vivi in una metropoli come Milano, qual è il ruolo della poesia in un ambiente tale?
Milano è città poetica per eccellenza: acida, mille correnti, occasioni e incontri. Tutto in essa è possibile. La poesia si annida nelle sue vene-laboratorio, nel suo ventre molle, nella sua psiche polimorfa, nel suo cuore ribollente, nelle luci di periferia, sui muri abbandonati, su un tram poco illuminato o in un vagone della metropolitana popolato di tutto e di nulla, nella sua storia che muta incessante, nel melting pot divorante e rassicurante. A Milano puoi impazzire, morire e risorgere infinite volte. E la poesia è la tua maledizione, ma anche la tua àncora.
5. 5. A Malta, durante la Serata di Poesia a La Valletta, tu e Çlirim avete urlato, drammatizzato, una delle tue poesie che trattava del rapporto tra uomo e tecnologia. Cosa ne pensi riguardo alla poesia che va urlata, e anche riguardo al rapporto uomo-tecnologia nei nostri tempi?
La poesia non è un mero esercizio accademico o da laboratorio, dimesso, fine a sé stesso, conchiuso e per nicchie di eletti (anche se il raccoglimento è importante). La poesia è vita che vibra: quindi, talora, urla pure!
Non sono affatto contrario alla tecnologia: l'importante è che essa sia al servizio dell'uomo. La tecnologia è un mezzo, utilissimo. Io ho imparato a scrivere intingendo il pennino nel calamaio, ho usato la macchina per scrivere e, ora, il computer. Va tutto bene: ciò che conta è l'umanità dentro di noi, l'umanesimo. Il resto è strumento.
6. 6. Mi piacerebbe sapere come tu e Çlirim avete vissuto questa vostra breve visita a Malta? Come vi siete sentite durante la Serata di Poesia e qual è stata la vostra percezione del pubblico e dei poeti maltesi?
È stata una magnifica esperienza: motivante, coinvolgente, di proficuo scambio culturale ed esistenziale. La Valletta, peraltro, è bellissima. Sono stato felice di essere fra e insieme con i poeti maltesi, che leggessero in italiano – una gentilezza senza pari nei nostri confronti – o in maltese – splendida la sua sonorità e armonia. La poesia possiede il raro potere e privilegio di distruggere le barriere, unificando. Sembrerà strano, ma all'Istituto Italiano di Cultura in piazza San Giorgio alla Valletta io capivo anche quel che non capivo.
7. 7. La poesia non è noia, prodotto di teste che vivono nelle nuvole, ma è divertimento, sfida, impegno, invito a una riflessione seria riguardo quello che ci circonda. Come reagisci a tali affermazioni?
La poesia non è mai noia: tu chiudi gli occhi e senti nelle parole che si levano l'anima dell'altro, i riflessi della sua mente, i palpiti del suo cuore, la meditazione sul mondo che ci circonda, strugge, conforta e “invade” l'essere. La poesia può essere tutto, come giustamente dici tu: “divertimento, sfida, impegno, invito a una riflessione seria”...
8. 8. Cosa hanno in comune giornalismo e poesia? Come può la pubblicistica aiutare la poesia?
Io sono molto interessato al fenomeno della scrittura in generale. Fare il giornalista – sembrerà strano ma non troppo – mi ha molto aiutato anche per quel che concerne la scrittura poetica: concisione, impegno, il dovere d'informarsi e farsi comprendere et cetera. Si può essere giornalisti e non sciatti: si può essere poeti e non stupidamente, ottusamente, pregiudizialmente ermetici.
9. 9. A parte la poesia tu scrivi anche altri tipi di letteratura? Secondo te c’è qualche genere letterario che gode di vantaggi che gli altri non hanno?
Come detto, poesia e giornalismo a parte, ho scritto anche libri di aforistica e narrativa breve e mi sono ampiamente dedicato alla fiction e biografia sportiva. Tuttavia penso che mi trascino sempre dietro, almeno un po', il “vizio” della poesia. In ogni caso, ribadisco, sono un lettore incallito, furioso, insaziabile. A mio modo, sono un lettore... professionista!
Amo troppo la scrittura per dire che un genere è superiore all'altro. Anche se la poesia è il mio terreno preferito: da essa muovo, con essa mi muovo e interagisco. Posso dire che più volte nel corso della mia vita... la poesia mi ha salvato la vita?
Intervistato da Patrick Sammut
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